Name | Bellinzona [1][2][3] | ||||||||
Phonetik |
Sprachatlas der deutschen Schweiz
Fremdbezeichnung:
be᪷lənts, belənts
(Thusis)
bæɫɫəts
(Schwyz)
[...] (alles anzeigen)
be᪷lənts, belənts
(Thusis)
bæɫɫəts
(Schwyz)
bæɫɫi᪷dsọ̄́nᵃᵉ
(Meien)
bẹ́ɫænds, bæɫɫəts
(Göschenen)
béɫa̤nts
(Gurtnellen)
bẹɫɫəts
(Auen)
bẹɫi᪷ntsọ̄́nᵃᵉ
(Engi)
bæləds
(Vals)
tspẹlénts
(Safien)
bæləſs
(Hinterrhein)
(weniger anzeigen)
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Ortstyp | Gemeinde [4] | ||||||||
Bezirk | Bellinzona [4] | ||||||||
Kanton | Ticino [4] | ||||||||
Deutung | Interpretazioni esistenti: L’origine e il significato del toponimo Bellinzona hanno dato origine a un dibattito ampio di cui si ritracciano qui le principali tappe in ordine cronologico. Salvioni (1893a:Interpretazioni esistenti: L’origine e il significato del toponimo Bellinzona hanno dato origine a un dibattito ampio di cui si ritracciano qui le principali tappe in ordine cronologico. Salvioni (1893a: 23s, cf. anche Serra 1929: 97) riconduce le forme storiche del nome Bellinzona a un personale del tipo Bellitio, Bellitione o Bellicio, Bellicione. Per giungere alla forma attuale Salvioni parte dalla forma in -one, che potrebbe rappresentare il suffisso accrescitivo o, meglio, una forma ricostruita di Bellitio, Bellizo, analogamente ai germanici Bonizzo Bonizzone, Guido Guidone ecc. La forma Bellinzona sarebbe sorta da un composto come *villa, terra Bellitionis o de Bellitione, con riduzione a villa Bellinzona e con ellissi del determinante e del nome comune. Dal punto di vista dell’evoluzione fonetica Salvioni non è in grado di determinare se la -e- di Bel- sia anteriore alla -i- di Bil-. Questo fatto non risulta però avere grande peso in quanto «per i dialetti moderni, tanto si giustifica l’e da i che l’i da e». La -l- potrebbe essere stata in origine geminata essendo la degeminazione delle consonanti doppie molto antica; più tardi -l- sarebbe diventata -r- per rotacismo (a Bellinzona c’è comunque esitazione tra la conservazione di -l- intervocalica e il rotacismo, cf. VSI Suppl, 76; non è invece attestata -l- da -r-). L’evoluzione alla base di Beliz- > Belinz- è normale in Lombardia occidentale: l’epentesi di -n- è molto frequente in questa regione, soprattutto davanti a -z-, mentre non è attestata l’evoluzione contraria. Holder (1896s: 421) propone di far risalire il nome della città a un Bilitio di cui non fornisce il significato. Secondo Gualzata (1924: 86s) questo nome è di origine e di significato oscuri. Hubschmied (1933a: 265) riconduce Bellinzona a un celtico *belitionā «campo pieno di ginepri» da una radice *belitio- «ginepro», probabilmente dalla stessa base dell’irlandese bĭle «albero sacro» (< *belio-). *Belitio- sarebbe diventato *belenzo, *berenzo nei dialetti lombardi alpini, latinizzato in berenzum negli Statuti di Brissago; i dialetti moderni avrebbero conservato unicamente i derivati. La forma tedesca Bellenz sarebbe quindi un continuatore del collettivo celtico in -ā, *belitiā, e non di *belition(ā). Sganzini (1933a: 274s) rifiuta la tesi di Hubschmied principalmente per i motivi seguenti. (1) Il celtico *bīlia ha dato origine a una larga famiglia di voci in gran parte della Francia con il significato di «tronco d’albero, pollone». È dunque strano che la radice supposta da Hubschmied per Bellinzona si riallacci a una forma in -ĭ- mentre le voci romanze postulano una -ī-. (2) Il «ginepro» non viene designato con voci che si lasciano ricondurre all’irlandese *bĭle in nessuna parte della romanità. (3) Non esiste un solo luogo nella Svizzera italiana dove un nome di pianta si lasci ricondurre a questa base. (4) L’evoluzione di *belitio in *belenzo nei dialetti lombardi alpini non convince. In sostanza l’etimo *belitio è da abbandonare per il fatto che non trova riscontro nelle diverse voci che significano «ginepro» nell’area ticinese. Sganzini sottolinea al proposito che Bellinzona è nome di famiglia diffuso nell’Italia settentrionale. E ancora per quanto riguarda l’ipotesi di Salvioni (inserzione di una -n- epentetica in *bellitjone), egli osserva che una -n- si trova pure nei nomi di luogo Bellinzago (MI), Bellinzago (NO) e Balanzona nella Val Furva. Sarebbe poco probabile che lo stesso fenomeno, ritenuto sporadico in Lombardia, sia regolarmente presente in tutti i toponimi del tipo *Bellizz-. Sganzini invita quindi a prendere in considerazione la possibilità che la -n- facesse parte integrante della base stessa del nome di luogo, ricostruita in *belintiona, dal gentilizio Bellitjus, Bellicjus, come postulato da Salvioni, o derivata di una non specificata base preromana. Pasquali (1934b: 106s) sostiene la proposta etimologica di Hubschmied: *Belitiona, nel senso di «campo di ginepri», è rilevato in Val Furva nel Bormiese, dove un Bosk, sef de li Balanzona è attestato in documenti del Duecento come buschus, sepes Belinzonarum. Acquisita come valida la tesi di Hubschmied, Pasquali si interroga sul modo di spiegare l’ipotetico *Bilitio sulla base delle forme documentarie antiche Bilitionem, Vilitionem, Bilicionem, di Gregorio di Tours, note pure a Hubschmied. Si tratterebbe di forme tratte da testi letterari, che avrebbero quindi valore limitato. Pasquali è del parere che gli autori di questi testi potrebbero forse avere accostato il nome di luogo all’antroponimo Bellitius, molto diffuso nel Medioevo, e che il cambiamento di declinazione dell’antroponimo non porrebbe comunque difficoltà, dati anche molti altri esempi (cf. Serra 1926: 606 e 609). Secondo Hubschmied (1944b: 186) il nome di luogo Bälliz, Belliz riflette un nome di vegetale da ricondurre al celtico *belle «pioppo» con aggiunta del suffisso -iz. A Lurati (1979: 204) sembra così di poter pensare che Hubschmied veda il celtico *belle pure nel nome locale Bellinzona. Per DTL, 78 l’italiano Bellinzago (MI) è un aggettivo *Bellitiacus dal gentilizio latino Bellitius. La -n- della forma Bellinzago corrisponderebbe a quella di Bellinzona. Per Rohlfs (1972: 64) il nome di luogo Bellinzona è da ricondurre al gentilizio latino Belitio con aggiunta del suffisso -one, forse di origine celtica. Questo suffisso sembra aver assunto la medesima funzione del suffisso -ānum con il quale in epoca latina si formavano nomi di poderi da quelli dei loro proprietari, con sottinteso il riferimento a un nome comune del tipo fundus, praedium, villa che indicava l’oggetto posseduto. Lurati (1979: 203s) trova improprio il ricorso a un gentilizio, definendo «un procedimento non molto persuasivo postulare un non attestato *villa Bellitione > *villa Bellinzona». Non sarebbe inoltre possibile confrontare questa base ipotetica «al più tardi» del secolo IX con formazioni più recenti del tipo ca Rüscona «casa dei Rusconi», Villa Varona «Villa Varone», distinte per «la diversità di mondi» e per il periodo della loro formazione. Oltre a ciò non sarebbe per nulla convincente la successione cronologica delle forme documentarie spiegata da Salvioni, secondo la quale le forme in Bel- sarebbero state più antiche di quelle in Ber-. Con l’intento di elaborare una nuova proposta etimologica per Bellinzona, Lurati propone di considerare una serie di forme documentarie «sicure». Tra le attestazioni scelte egli osserva la quantità e il protrarsi lungo i secoli delle forme in -r-, riscontrando forme in -r- pure in varietà dialettali conservative e non permeabili a influssi della tradizione scritta e a fenomeni di rifacimento e di adattamento dei toponimi. Egli propone dunque di vedere in Bellinzona un derivato in -one del celtico briga «monte, altura», attraverso brigantia «monte, collina» (cf. l’italiano Brianza; cf. DT, 100), motivato dalla collocazione geografica della città su di un «promontorio emergente dalla piana percorsa dal fiume [Ticino], bastione naturale». Il tipo toponomastico Brianzona si ritroverebbe fra l’altro in Brienzona, forma antica di Breganzona, in Berzona nella valle Onsernone e in valle Verzasca. Le più antiche forme documentarie di Bellinzona, quelle «primitive ed originarie», sarebbero quindi del tipo Berinzona, Brizona, Brenzona ecc. Entrate nella tradizione scritta, sarebbero state nel corso dei secoli latinizzate e nobilitate: per ipercorrettismo e perché sentita come popolare, la -r- sarebbe stata trascritta -l-, da cui le attestazioni Belizona, Belinzona ecc. La forma in Ber- sarebbe quindi più antica di quella in Bel-, al contrario di quanto osservato da Salvioni. Secondo Lurati «non si tratta di ‘evoluzione’ fonetica, ma di un uso, di un vezzo trascrittorio notarile. La lacuna del Salvioni sta nell’aver operato su forme notarili come se fossero forme dialettali, spontanee». Così Bellinzona potrebbe essere affiancato a Brigantione, «forma in italiano antico di Briançon» (< *brigantiōna «che emerge, che sovrasta», cf. DT, 100). Huber (1980a: 91s) rigetta la proposta etimologica e l’argomentazione di Lurati, per una serie di motivi. (1) Il personale Bellitio, o Belitius, sarebbe frequente nella zona (cf. gli indici di CIL per la Gallia Cisalpina). Data la distribuzione delle attestazioni di questo nome nelle zone della Carnia e del Noricum, sarebbe auspicabile il fatto che potrebbe trattarsi di un nome gallico. (2) Riguardo allo spostamento di accento «il caso obliquo di Bilitio altro non poteva essere che Bilitione». (3) Quanto al cambiamento di declinazione (Bilitione –> Bilitiona), va osservato che mutamenti di questo tipo non sono rari nella zona (cf. Stazzona sul lago Maggiore < latino statione). (4) Riguardo al problema della successione temporale reciproca di -l- e -r-, la scelta di Lurati sarebbe discutibile: le forme storiche più antiche presentano tutte -l-. Huber ritiene troppo semplicistico scartare queste ultime qualificandole come «forme non troppo sicure». A favore di -l- originaria, Huber argomenta ulteriormente richiamando le forme dello svizzero tedesco (Bälliz, Bellenz) e la forma del romancio soprasilvano Blizuna, che si riallacciano a Bilitiona e non a Birizona. A ciò sembrano opporsi le forme dialettali fornite da Lurati, tra le quali quattro si trovano in zona di rotacismo. Una sola, localizzata in valle Maggia, asseconderebbe l’ipotesi di Lurati. (5) Il fenomeno dell’epentesi di -n- davanti a consonante palatale è largamente diffuso nel lombardo (cf. lensg «leggere», linsgera «leggera» ecc.). Nel Sopraceneri -n- davanti a palatale si vocalizza (cf. piaisg «piangere», fuisc «funghi» ecc.). E questa -n- si trova pure in alcuni toponimi come Modoetia, diventato poi Monza. Queste osservazioni configurano una forma originaria Bilizona (o Berizona). Anche la forma soprasilvana richiede una forma originaria priva di -n- epentetica. «Tutte le regole dell’evoluzione fonetica dei dialetti ticinesi, tutte le forme arcaiche si oppongono in assoluto alla tesi del Lurati. Si ritorna così alla vecchia proposta del Flechia, poi ripresa dal Salvioni.» Per Huber, in conclusione, la spiegazione tradizionale è «perfettamente ammissibile, mentre quella del Lurati non lo è». Lurati (1980: 109s) risponde puntualmente agli argomenti di Huber, conservando la sua opinione riguardo al procedimento derivativo di Salvioni: la Villa Bellinzone > la Bellinzone > la Bellinzona > Bellinzona sarebbero «passaggi tutti ipotetici, non suffragati da alcuna attestazione». Inoltre sarebbe inusuale parlare di villa ecc. per Bellinzona, vista la configurazione naturale e dell’insediamento della città: una collina in gneiss che emerge dalla pianura alluvionale della valle del Ticino, uno «sperone di roccia», tanto che Bellinzona rappresentò a lungo un punto strategico con funzione di difesa e di sbarramento. A ciò si aggiungerebbe poi l’osservazione che i nomi di persona servono normalmente a designare poderi e non luoghi strategici di difesa e che i suffissi che si associano agli antroponimi sono -ānu(m) o -aticu(m) che indicano «pertinenza, dipendenza». Il suffisso -one non avrebbe questa funzione e non esisterebbe documentazione scritta che attesti il personale Bellitius in stretta relazione con il toponimo Bellinzona. Lurati definisce poi improprio il ricorso alle forme svizzere tedesche e soprasilvana per determinare se il nome Bellinzona presentasse in origine -l- o -r-. La forma romancia sarebbe infatti recente e non rappresenterebbe dunque altro che un adattamento di quella ufficiale attuale. Egli non trova inoltre pertinente il ricorso alla presenza di -n- epentetica davanti a palatale nei dialetti ticinesi. E conferisce poi importanza alle modifiche e ai rifacimenti cui sono sottoposte le forme orali quando vengono depositate nei documenti: nelle fonti scritte -r- sarebbe stata spesso trascritta -l- come ad esempio Carona scritto Calauna nel 926, Crè, forma dialettale di Claro, scritta Clari nel 1120 ecc. Lurati cita infine lo studioso ticinese Pometta per il quale il «nome originario di Bellinzona è Birizona-Birinzona», come comprovano le numerose forme documentarie. Al contrario «il Bellitius di Huber non c’è, non è documentato in rapporto a Bellinzona». In sostanza Lurati mantiene la sua proposta etimologica di vedere in Bellinzona un derivato da Brianzona e da briga «roccia». DT, 70 vede nel toponimo Bellinzago Lombardo (MI), come pure in Bellinzago Novarese (NO), un derivato dal gentilizio latino Bellicius (Schulze, 42, 292 e 428), con la variante Bellitius diffusa in area celtica. Secondo questa ipotesi il nome di luogo Bellinzona rifletterebbe la stessa base antroponimica. DT è inoltre concorde con Salvioni riguardo alla frequenza della -n- epentetica davanti a -z- nel lombardo occidentale. Valutazione: Le ipotesi di Hubschmied sono tributarie di un particolare costume etimologico del tempo e sono da scartare. La proposta di Lurati è difficilmente compatibile con le prime forme documentarie, che sono del tipo Bilitionem, Bellitiona (secoli VI e VII). La proposta più convincente rimane quindi quella che vede in Bellinzona un nome di luogo derivato da un nome di persona. Conclusione: La base del toponimo Bellinzona è probabilmente da individuare nel gentilizio Belitius o Bellitio, di cui Bellitione rapresenterebbe il caso obliquo. Come numerosi altri nomi di luogo Bellinzona sarebbe dunque stato in origine un nome di podere del tipo *(fundus, praedium, villa) Bellitione, formato da un nome di persona senza aggiunta di un suffisso e con ellissi successiva dell’eventuale nome comune. Bellinzona potrebbe pure essere formato dal personale Belitius o Bellitio con aggiunta del suffisso -one, forse di origine celtica. Questo suffisso sembra aver assunto la stessa funzione del suffisso -ānum con il quale in epoca latina si formavano nomi di poderi da quelli dei loro proprietari romani, con sottinteso il riferimento a un nome comune del tipo fundus, praedium, villa che indicava l’oggetto posseduto (→ Bissone TI, Semione TI; Rohlfs 1972: 40 e 64; cf. Rohlfs III, §1092; Vassere 1996: 1443). bm(weniger anzeigen) [3] | ||||||||
Quellen
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1205: in comitatu Bilizone (Meyer (1911: 5*))
1424: in burgo Berizona (CDT V, 109)
[...] (weiterlesen)
1205: in comitatu Bilizone (Meyer (1911: 5*))
1424: in burgo Berizona (CDT V, 109)
1300: ser Locarni de Ablatico de Billizona (CDT II, 128)
1388: conducitur usque Bilinzonam (CDT I, 243)
590: ad Bilitionem huius urbis castrum (HistFranc X, 3)
601-700: Bellitiona (GeogrRavenn)
7125: et in Belizona (CDL, 7)
8036: Berizonem plebem (CDL, 147)
9017: ecclesias baptismales Locarni et Biliciona (CDL, 650)
9788: Locarni Beliciona cum comitatu Berinzona districtu et porta (AST VI, 256)
1026: ultra Berizonam (BUB I, 135)
1073: abitator loco Belizona (AttiPriv III, 357)
1168: de ecclesia sancti Petri sita castro Birizone (Brentani I, 49)
1196: ad Bilinzonam (Meyer (1911: 208))
1198: Actum Bilizone (Brentani I, 74)
1198: de Bilizona (Brentani I, 73)
1200: de Birizona (Brentani I, 79)
1495: in iurisdicione Birinzonę (CDT V, 53)
1461: comitatus Belinzone (CDT IV, 229)
1453: in loco de Daro terretorii Birrinzone (Brentani I, 57)
1440: ecclesiae colegiatae de Bellinzona (CDT V, 39)
1335: Item comunia plebis et comitatus Birizone (CDT I, 213)
1335: Comune burgi de Birizona (CDT I, 203)
1301: de Brizona (BUB III, 455)
1300: comutatus Billizone (BUB III, 412)
1294: notarius Berinzone (BUB III, 312)
1214: cum ecclesia et capitulo de Biliçona (Brentani I, 95)
1213: Actum Biriçone (Brentani I, 84)
1207: supra Bellizonam (BUB II, 28)
1207: de Bellinzona (BUB II, 29)
1366: habitanti Birizonam (CDT II, 156)
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Kommentar | 5 Copia del secolo XII. – 6 Le forme documentarie in -r- prima dell’anno 1000 provengono da interpolazioni, falsi o copie tarde e non possono servire per la spiegazione [...] (weiterlesen)5 Copia del secolo XII. – 6 Le forme documentarie in -r- prima dell’anno 1000 provengono da interpolazioni, falsi o copie tarde e non possono servire per la spiegazione del nome (per i falsi di questo periodo, cf. Wielich 1952: 72s; 1956: 4s). – 7 Copia del secolo XV. – 8 Interpolato o spurio. Forme documentarie in tedesco: Bellence (1250); von Bellicz, zuͦ Bellicz (1299); Bellenza, Béllenz (1309). Forma soprasilvana: Blizuna [bliˈtsunːa]. (weniger anzeigen) [3] | ||||||||
Höchster Punkt | 2725 m. ü. M. [1] | ||||||||
Tiefster Punkt | 199 m. ü. M. [1] | ||||||||
Fläche | 164.198 km² [1] | ||||||||
Datensatz | 802005002 | ||||||||
Datenherkunft | ortsnamen.ch vereint Ortsnamen, Siedlungsnamen und Flurnamen von verschiedenen Schweizer Ortsnamenprojekten und weiteren relevanten Quellen in einer zentralen Datenbank, verknüpft diese Daten und bereitet sie für die Online-Publikation auf (Details).
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